Tristezza:
come affrontarla e perché
è importante essere tristi
Bene.
Perché è proprio ciò che leggerai oggi.
In questo articolo voglio spiegarti cos’è la tristezza, perché la proviamo e perché cerchiamo costantemente di evitarla.
Ma soprattutto come possiamo fare per affrontarla in un modo nuovo.
È quasi banale ricordarlo:
Da come viviamo e affrontiamo questa emozione dipende lo sviluppo di molte patologie psicologiche, così come molta della nostra salute mentale.
Insomma, se stai provando un periodo di intensa tristezza (o lo hai provato in passato) non puoi perderti questo articolo.
Sei pronto?
Cominciamo..
Conosci qualcuno che sta vivendo un periodo di difficoltà e vorrebbe saperne di più su come gestire questa emozione? Se vuoi aiutarlo ti basta semplicemente condividere questo articolo. Ti ringrazio!
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CHE COS’É LA TRISTEZZA?
La tristezza è considerata una delle emozioni umane di base ed è una risposta naturale a situazioni che coinvolgono dolore psicologico, emotivo e/o fisico.
Ci aiuta a determinare cosa conta per noi, cosa ci piace e non ci piace e ad elaborare esperienze difficili come lutti, delusioni e sofferenze.
Quando ci sentiamo tristi, di solito sappiamo il perché. Può essere un’esperienza specifica, identificabile, oppure una serie di esperienze.
Di solito l’intensità tende a diminuire quando gli individui risolvono le esperienze dolorose. E sebbene la tristezza possa rimanere per diversi giorni o settimane, a seconda di ciò che l’ha scatenata, di solito tende a svanire.
Non poteva che essere così:
la tristezza colpisce chiunque prima o poi ed è riconoscibile sia a livello comportamentale che fisiologico. Comportamenti quali il pianto o il ritiro sociale temporaneo sono caratteristici.
Sebbene sia spesso collegata a circostanze sfavorevoli, non è sempre percepita in una luce negativa. Molte persone amano guardare film o ascoltare musica triste, poiché piangere può essere un ottimo modo di lasciarsi andare.
E se è vero che può portare alla perdita di interesse per determinate attività, può anche indurre comportamenti di ricerca del piacere. Inoltre, tratti di personalità come la vigilanza, la pacatezza e la resilienza possono essere promossi proprio da esperienze tristi e dolorose.
Come insegniamo alle nostre menti ad avere paura della tristezza
In molti casi, la tristezza eccessiva e persistente è il risultato di una sottile abitudine in cui tutti cadiamo: insegnare alle nostre menti ad aver paura delle nostre emozioni.
Molti di noi sono cresciuti in una cultura che ci ha insegnato che le emozioni negative non vanno bene e vanno eliminate il prima possibile. Alcune frasi ripetute spesso sono:
- “Ti senti triste? Prova a vedere il lato positivo!”
- “Sei preoccupato o ansioso? Non preoccuparti andrà tutto bene”
- “Prova a darti una mossa!”
Anche se mosse da buone intenzioni, dichiarazioni invalidanti come queste insegnano una lezione pericolosa: se qualcosa fa male dovrebbe essere eliminata il più presto possibile.
Ma non è così.
Solo perché le nostre emozioni sono dolorose, ciò non significa che vadano eliminate. Le cosiddette “emozioni negative” come la tristezza e la paura non sono certamente piacevoli, ma possono insegnare lezioni molto importanti.
Lo ripeto di nuovo:
solo perché qualcosa fa male, ciò non significa che sia da eliminare.
Se combattiamo o scappiamo costantemente dalle nostre emozioni negative, stiamo allenando le nostre menti a considerarle pericolose.
Ciò significa che ogni volta che sperimentiamo un’emozione negativa veniamo colpiti da una doppia dose di negatività: mi sento triste e per questo sento che qualcosa è sbagliato.
Sentirsi tristi è già abbastanza difficile, ma a causa della nostra riluttanza culturale finiamo anche per vergognarci e sentirci colpevoli.
Un vero e proprio circolo vizioso.
Vedremo tra poco come poterlo invertire.
QUALI SONO LE CAUSE DELLA TRISTEZZA?
Come potrai ben intuire esistono moltissime cause che possono portare a sentirsi tristi ed ognuna di queste può variare da individuo a individuo. Vediamo quali sono le più comuni:
- eventi di vita dolorosi (es. la perdita di una persona cara, la fine di una relazione o un abbandono, la perdita del lavoro)
- delusioni
- rifiuti
- essere ignorati o presi in giro
- essere incompresi
- non aver raggiunto i propri obiettivi
- la perdita di un aspetto importante di sé (es. l’autostima)
In altri casi, la causa è da rintracciarsi in una specifica condizione di salute mentale come la depressione, l’ansia, l’anoressia, la bulimia o altri condizioni specifiche.
Inoltre, se non affrontate, certe emozioni negative possono portare l’individuo all’isolamento sociale: un modello di comportamento che è strettamente associato a molte patologie mentali.
Andiamo ora vedere qual è la principale differenza tra la tristezza e la depressione.
QUAL E’ LA DIFFERENZA TRA
TRISTEZZA E DEPRESSIONE?
Cominciamo col dire che la tristezza e la depressione sono collegate, ma non sono la stessa cosa.
Quando la tristezza è persistente e non accenna ad andarsene allora possiamo pensare che stia sfociando in vissuti depressivi.
La Depressione è, infatti, una condizione di salute mentale diagnosticabile che interferisce su come la persona pensa, sente e agisce e può causare una tristezza permanente.
Coloro che ne soffrono hanno spesso mancanza di speranza e incapacità di provare piacere così come sintomi fisici quali cambiamenti nel sonno, energia, appetito e abilità di concentrarsi, sentimenti di mancanza di valore, colpa e ricorrenti pensieri di morte.
Come abbiamo già detto, la tristezza di norma passa col tempo. Se ciò non accade e la persona è incapace di riprendere il funzionamento normale, questo potrebbe essere un segno di depressione.
Sembra inoltre avere motivazioni specifiche, mentre non si può dire lo stesso per la depressione. Col tempo, però, se la tristezza viene evitata e repressa può crescere e contribuire alla formazione di vissuti depressivi (anche se difficilmente è l’unica causa).
Quando confondiamo l’essere tristi con l’essere depressi, non facciamo che minimizzare e non realizziamo gli altri sintomi debilitanti della patologia.
Se la tristezza che provi tende a continuare per un periodo di tempo eccessivo (di solito più di 2 settimane) prova a cercare un parere medico o psicologico.
Ricapitolando:
La tristezza:
- è un’emozione
- va e viene
- è soltanto emotiva
- ha una causa concreta
- dura giorni o settimane
- è accompagnata a pensieri tristi
- risulta difficile ma sopportabile
- può farti sentire stanco
La Depressione:
- è uno stato dell’essere
- è un sentimento coerente e cronico
- è anche fisica e mentale
- può sembrare illogica
- può durare anche anni
- è accompagnata a pensieri ripetitivi e catastrofici
- può farti sentire completamente senza speranza
- può lasciarti incapace di uscire di casa
Se vuoi approfondire il tema della depressione ho scritto un articolo che parla di Depressione Cronica.
Passiamo ora a vedere cosa fare quando sono i bambini a sentirsi tristi.
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COME GESTIRE LA TRISTEZZA NEI BAMBINI?
Se chiedessimo ai genitori cosa vorrebbero di più dai loro bambini, molti direbbero:
“Vorrei solo che mio figlio fosse felice”
Osservare la tristezza nei bambini sembra molto diverso per i genitori rispetto all’osservarli quando sperimentano altre emozioni.
Quando sentono che i bambini sono ansiosi, frustrati o delusi riescono a gestire meglio le loro reazioni. Ma quando li si vede profondamente tristi diventa tutto molto più doloroso.
Questa sensazione può far sentire i genitori senza speranza, frustrati e preoccupati. Persino dei falliti ad un certo livello. Come se ci fosse qualcosa di profondamente sbagliato.
Tuttavia, la verità è che non è raro che i bambini vivano momenti di tristezza.
Vediamo cosa possono fare i genitori per gestire diversamente questa emozione.
Cosa dovrebbero fare i genitori di bambini tristi?
Se vedi che tuo figlio è triste prova a considerare questi 3 punti:
1) Ricordati che anche se ora è triste non vuol dire che sarà sempre così
È normale per i bambini (e gli adulti), nel bel mezzo di intense emozioni negative, sentirsi come se fosse sempre così. Ciò potrebbe portarti a pensare che non c’è niente di positivo in questo.
Tuttavia, anche se i bambini possono comunicarlo ciò non significa sia vero. Quando sperimentiamo emozioni negative, infatti, il nostro cervello tende a focalizzarsi sui problemi: questo porta a “bloccare” tutto ciò che c’è di positivo.
È importante sapere, sia per i genitori che per i bambini, che la tristezza non è costante. E non si mantiene stabile nel tempo.
Un compito importante è proprio quello di aiutarli a identificare tutte le sfumature emotive che stanno provando.
2) Col tempo, i bambini sentono meno tristezza e meno spesso
Una depressione persistente e di lunga durata è molto rara durante l’infanzia.
Puoi stare tranquilla:
è molto probabile che la vita di tuo figlio cambierà in meglio ad un certo punto. Imparerà a gestire eventi di vita difficili, cambierà il suo modo di rapportarsi o troverà un’attività che catturerà il suo interesse.
Anche se la fonte della tristezza non dovesse cambiare, crescendo i bambini impareranno ad affrontare gli ostacoli che la vita gli pone.
Specialmente se troveranno l’aiuto di chi si prende cura di loro.
3) Come genitore puoi aiutare tuo figlio in molti modi
Molto spesso i genitori sentono di non poter fare molto per aiutare il loro bambino quando si sente triste.
Non è assolutamente vero.
Vediamo alcuni punti importanti:
- Sii empatico/a: prova a “stare con lui” nelle sue emozioni (es. “mi dispiace che ti senti triste“).
- Cerca di essere paziente: non sempre il bambino è in grado di essere positivo o felice.
- Chiedigli se ci sono motivi specifici: anche se a volte i bambini possono essere tristi senza un motivo apparente, molto più spesso ci sono situazioni, pensieri o eventi che scatenano questa emozione. Prova ad identificarli e aiutalo a gestirli in modi diversi.
- Anche se è importante identificare questi motivi, lo è altrettanto non parlarne costantemente: parlare eccessivamente di problemi ed emozioni negative può anche peggiorare le cose.
- Aiuta il bambino a notare gli alti e bassi del suo umore.
- Insegnagli a notare gli aspetti positivi della giornata e di ciò che potrà accadere in futuro.
- Lavora sulle sue connessioni sociali: più i bambini si sentono isolati più sperimentano emozioni quali la tristezza: aiutarlo a sviluppare le sue connessioni sociali potrà essergli molto d’aiuto.
- Cerca di ricordargli quanto è bravo e quanto è importante per te: è fondamentale far capire ai bambini che hanno valore a prescindere e che possono essere bravi e capaci di raggiungere ciò che vogliono.
- Ricordati di aiutarlo a mantenersi sano anche a livello fisico: l’attività fisica, il sonno e l’alimentazione sono fondamentali nel determinare i nostri stati emotivi.
Ultimo punto importante:
Ricordati di pensare a te stessa.
Aiutare i bambini quando sono tristi può essere molto stressante.
Dai spazio anche ai tuoi bisogni fisici mentali ed emotivi. Se senti di non farcela da sola, parla con qualcuno vicino a te o, in caso, rivolgiti a un professionista della salute mentale.
Mi stai ancora seguendo?
Bene!
Perché siamo arrivati finalmente all’ultima parte, nella quale andremo a vedere cosa puoi fare concretamente per affrontare e superare questi vissuti.
Ti invito a leggere fino alla fine: troverai un vero e proprio metodo per entrare in contatto e sviluppare una nuova relazione con la tua tristezza.
COME GESTIRE ED AFFRONTARE
LA TRISTEZZA (IN 4+1 MODI)
Per rispondere a questa domanda prenderò in considerazione 4 punti essenziali:
- L’importanza di sentirla in profondità, senza negarla
- L’importanza di esprimerla
- L’importanza di utilizzarla per connetterci agli altri
- Come cambiare la relazione con questa emozione
Andiamoli a vedere uno per uno…
1) Il valore della tristezza: perché è importante sentirla in profondità?
La tristezza può essere un’emozione adattiva con benefici reali.
Nonostante ciò, la vasta tendenza ad evitarla è praticamente istintiva: già quando siamo molto giovani cerchiamo, infatti, di evitare le emozioni negative.
E la stessa cosa succede quando vediamo bambini che piangono: sono molto comuni frasi come “non piangere, va tutto bene!“.
Anche se non intenzionalmente, tendiamo a passare il messaggio che questa emozione è cattiva e dovrebbe essere evitata.
Le ricerche hanno però mostrato che è molto importante e che viverla è fondamentale.
E allora perché abbiamo così paura di sentirci tristi?
Questa emozione può servire a ricordarci cosa conta per noi, cosa dà significato alle nostre vite.
Quando la riconosciamo e ci permettiamo di provarla a fondo possiamo sentirci più più radicati, più noi stessi e persino più resilienti.
Al contrario, reprimerla non fa altro che farla crescere a dismisura fino alla depressione.
Perciò cosa stiamo realmente evitando quando non ci permettiamo di sentirla?
Nel corso delle nostre vite dobbiamo confrontarci con realtà molto dolorose, dolori che provengono dalle nostre relazioni interpersonali, rifiuti e frustrazioni di vario genere.
Dobbiamo fronteggiare il dolore di problematiche esistenziali, perdite, malattie, l’invecchiamento e la conseguente morte. Oltre a ciò, molti di noi si portano dietro un peso di dolori antichi del nostro passato.
Quando siamo bambini, dipendiamo dagli altri per la nostra sopravvivenza.
Se i nostri genitori sono disattenti o non riescono a soddisfare i nostri bisogni emotivi ci lasciano in balia delle nostre emozioni, anche negative.
Questo ci porta a sviluppare alcune difese psicologiche per adattarci: molto spesso si tratta di rimozione e repressione dei nostri vissuti emotivi.
In questa fase dello sviluppo non siamo in grado di verbalizzare o articolare la nostra sofferenza e le nostre paure.
E finiamo a portarle dietro per tutta la nostra vita.
E possiamo ritrovarci a focalizzare tutto il nostro impegno in attività come il lavoro, impegni vari, TV, giochi e distrazioni di ogni tipo (e nei casi peggiori anche alcool e droghe) pur di non sentire quelle emozioni così dolorose.
Più tendiamo ad allontanarci dalle nostre emozioni profonde, più spingiamo lontano la vita stessa.
La nostra capacità di sentire le emozioni è parte dell’essere umani. Quando reprimiamo le emozioni negative, perdiamo il contatto anche con quelle positive come l’amore, la passione, il desiderio. Perdiamo il contatto con il nostro Vero Sé.
Quando possiamo sentirle a fondo, al contrario, le nostre vite assumono un altro valore.
Ci preoccupiamo di più, vogliamo di più, amiamo di più, cresciamo di più e aspiriamo a qualcosa di più grande.
Ciò non significa che dobbiamo abusare delle nostre emozioni negative, soffermandoci troppo a lungo su di esse o sentendoci vittime delle nostre circostanze: esagerare o ruminare nella nostra tristezza può essere un comportamento estremamente distruttivo.
Ma se ci diamo la possibilità di provarle a fondo, potremmo fare scelte migliori e prendere in mano le redini della nostra vita.
Le nostre emozioni ci connettono con noi stessi e con ciò che vogliamo realmente.
2) Come esprimere la tristezza?
Dopo aver sottolineato l’importanza dell’espressione delle nostre emozioni più autentiche, vediamo ora alcuni modi per poter esprimere la tristezza:
- Falla uscire: piangi, urla, lasciati andare.
- Esprimila in maniera creativa: es. disegna, dipingi, canta ecc.
- Ascolta musica: prova ad ascoltare musica che riflette il tuo stato d’animo.
- Scrivi: prova a mettere su carta le tue emozioni (ad es. in un diario).
- Condividi: parla delle emozioni che provi con qualcuno di cui ti fidi.
Questi sono solo alcuni dei metodi attraverso i quali puoi esprimerla. Se ti fa piacere provali e se ti va fammi sapere come ti sei trovato nei commenti.
3) Come possiamo connetterci agli altri attraverso la tristezza?
Questa emozione può essere un potente veicolo per avvicinarci agli altri, per entrare più a contatto con la loro interiorità e per condividere la nostra umanità più autentica. Vediamo alcuni modi per poterlo fare:
- Esprimi la tua Vulnerabilità: la tristezza è sicuramente una delle emozioni più difficili da esprimere agli altri perché richiede vulnerabilità. Se vogliamo connetterci agli altri dobbiamo essere disposti a condividere le nostre debolezze.
- Mostra la tua Empatia: quando vediamo qualcuno in difficoltà sentiamo una spinta istintiva verso quella persona, vogliamo aiutarla. Connettersi non equivale ad avere tutte le risposte o a conoscere la cosa giusta da dire: si tratta soprattutto di ascoltare e di esserci. Essere realmente presenti con ciò che è, senza bisogno di cambiarlo.
- Comunica ciò di cui hai bisogno: frasi come “per favore abbracciami finché non mi calmo” possono aiutare gli altri a sentirsi utili quando ci sostengono. Chi ci vuole aiutare spesso fa il meglio che può, se sei in grado di comunicare ciò di cui hai bisogno anche l’altro può comprenderti di più.
4) Non hai bisogno di minore tristezza: hai bisogno di una nuova relazione con lei
Uno dei modi più controintuitivi ma efficaci di rompere il ciclo della tristezza permanente è quello di smetterla di scappare o di cercare di “sistemarla“.
E, al contrario, prendersi del tempo per avvicinarla e persino accoglierla.
Quando la nostra mente comincia realmente a credere che questa emozione non è cattiva finisce per smetterla di aggiungere ulteriori emozioni negative al di sopra.
Perché in fondo è proprio il giudizio che peggiora di molto le cose.
Se smettiamo di giudicarla e ci permettiamo di viverla, ciò le consente di svanire da sola.
Voglio sottolinearlo ancora:
Il miglior modo per sentirti meno triste è accogliere la tristezza nella tua vita.
Per farlo ti voglio fornire un metodo per sviluppare pian piano una nuova relazione con lei.
Ed è un metodo che suggerisco spesso anche nei miei percorsi terapeutici.
Vediamolo.
5) Un metodo per cambiare il tuo rapporto con la tristezza
Questo “metodo” ha una base fondamentale:
“Dedicare un tempo regolare e specifico per riflettere intenzionalmente e stare con la propria tristezza“
Sentiti libero di adattarlo alla tua vita e alle tue circostanze. Vediamo i 4 punti principali da considerare:
1) Pianifica un tempo coerente e costante: è importante che tu possa trovare un tempo specifico che sia sempre costante. Per poter imparare a gestire questa emozione (come abbiamo visto prima) non devi sempre distrarti, ma darle attenzione.
2) Comincia anche solo con 10 minuti: l’importante è cominciare, potrai pian piano aumentare il tempo.
3) Prova a scrivere tutte le cose che ti causano tristezza: prova a focalizzarti sull’emozione, su cosa l’ha scatenata (es. pensiero o evento) e cosa fai di solito per gestirla. Avendo maggiore consapevolezza di pensieri e comportamenti legati all’emozione che provi potrai cominciare a scegliere alternative differenti.
4) Non analizzare troppo: evita di iperanalizzare o di giudicare ciò che fai (finiresti per peggiorare la situazione). Qui si tratta di te, delle tue emozioni e di quello che cercano di dirti. Mettiti in ascolto ma non cercare di interpretare ogni cosa ossessivamente.
Questo metodo è molto semplice, ma ciò non significa sia facile.
Può però essere un ottimo primo passo per cambiare la relazione con questa emozione “difficile” e non continuare a negarla.
CONCLUSIONE
Siamo arrivati alla conclusione di questo articolo!
Spero possa esserti stato utile.
Ma soprattutto spero possa averti dato una nuova prospettiva nei confronti di questa emozione fin troppo negata nella nostra società.
Ovviamente, come sottolineo sempre, non basta la lettura di un articolo per andare in profondità né per riuscire a cambiare le cose.
A volte i nostri traumi sono così profondi che provare questa emozione diventa estremamente difficile. Oppure finisce per portare a veri e propri vissuti depressivi.
Ma non bisogna arrivare fino a questo punto.
Se senti di provare una profonda tristezza e vuoi lavorarci, comprenderla, ascoltarla e cambiare il tuo rapporto con essa, ma senti di non riuscirci da solo, ti invito a contattarmi.
Se ti fa piacere puoi lasciarmi come sempre una tua opinione nei commenti.
Un saluto!
ALCUNI RIFERIMENTI:
– Çelik, P. & S., Martin & Myszkowski, N. (2016). Anger and sadness as adaptive emotion expression strategies in response to negative competence and warmth evaluations. British Journal of Social Psychology. 55. 10.1111/bjso.12149.
– Ekman, P. (1999). Basic Emotions. Handbook of Cognition and Emotion, 45-57. Retrieved from https://www.paulekman.com/wp-content/uploads/2013/07/Basic-Emotions.pdf
– Goldberg, J. (2012). Is it depression or just the blues? Retrieved from http://www.webmd.com/depression/is-it-depression-or-the-blues
– Lauwerijssen, K. (2008). Sadness. Retrieved from http://arno.uvt.nl/show.cgi?fid=113006
– Karnaze, M., Levine, L. (2018). Sadness, the Architect of Cognitive Change. 10.1007/978-3-319-77619-4_4.
– Tartakovsky, M. (2018). Why Depression and Sadness Are not the Same. Psych Central. Retrieved on December 23, 2019, from https://psychcentral.com/blog/why-depression-and-sadness-are-not-the-same/
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Ciao Francesco me ha piaciuto tanto l’articolo. Vorrei chiederti come si fa per sapere che un evento è stato superato? Francamente mi connetto con i miei ricordi di infanzia e adolescenza e sento tanta tristezza per me stessa e basta, non so come connettare profondamente, so che mi sono sentita abbandonata, dimenticata e sola, e chi mi hanno tradito i miei cari..e basta so che quello è una ferita che porto dentro ma non so come andare oltre..cosa ne pensi? Grazie mille ancora
Buongiorno Florencia. Queste dinamiche vanno affrontate a fondo e sperimentate con qualcuno che possa aiutare a ridare un senso agli eventi, ai ricordi e a tutte le emozioni collegate. Ecco perché a volte non si può andare oltre da soli e c’è bisogno di uno psicoterapeuta.
La ringrazio molto per il commento