Sindrome dell’Abbandono:
Come superare la Paura
di essere abbandonati
Allora potresti vivere la cosiddetta Sindrome dell’Abbandono.
Nell’articolo di oggi ti parlerò in maniera approfondita di questa paura.
Le informazioni contenute all’interno sono frutto di un’accurata ricerca dei migliori studi, così come delle mie esperienze personali come psicoterapeuta.
Ho cercato di raccogliere davvero tutto ciò che c’è da sapere.
Al solito, nella parte finale dell’articolo troverai una parte pratica nella quale ti darò 7 punti sui quali potrai lavorare già da oggi.
Sei pronto?
Cominciamo..
Se soffri di questa paura sai bene quanto possa essere difficile da affrontare e superare. Questo articolo è una prima base importante. Se conosci qualcuno che può beneficiare dalla lettura di questo articolo non esitare a condividerlo con lui. Basta un semplice click. Ti ringrazio!
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CHE COS’È LA SINDROME DELL’ABBANDONO?
In psicologia, la sindrome dell’abbandono indica le preoccupazioni eccessive e travolgenti riguardo il possibile allontanamento e abbandono delle persone vicine.
Queste preoccupazioni emergono quando l’individuo ha una forte paura di perdere le persone care, accompagnata da ansia costante.
Spesso comincia durante l’infanzia a causa di una perdita traumatica o un allontanamento.
I bambini che attraversano questa esperienza cominciano a sviluppare così la paura di perdere altre persone importanti.
Se hai avuto un genitore che ha abbandonato la famiglia quando eri piccolo, hai potuto constatare con mano cosa significa: colpisce l’intera famiglia, madre e bambini e mette a repentaglio l’equilibrio della casa.
Può inoltre rendere difficile per il bambino fidarsi degli adulti e portarlo a preoccuparsi di chi sarà la prossima persona che lo abbandonerà.
Probabilmente ti sarà sorta una domanda:
Se non sei in grado di formare una relazione di fiducia con qualcuno, come potrai sapere che non ti abbandonerà?
Esatto non puoi.
E ciò ti porterà a sentirti incapace di essere amato, ad avere questa paura di essere abbandonato e a temere di passare il resto della tua vita da solo.
Chi soffre di sindrome dell’abbandono, infatti, continua spesso a provarla anche in età adulta.
E’ chiaro:
Se soffri della sindrome da abbandono, può essere molto difficile per te mantenere relazioni sane.
Questa paura paralizzante può portarti a creare un muro per evitare di essere ferito oppure a sabotare inconsapevolmente la relazione.
Le cose possono andare bene per un certo periodo, ma ad un certo punto ti senti inondato di insicurezze e pensieri legati al fatto che il partner si allontanerà.
Anche se non è ufficialmente una fobia, è senza dubbio una delle paure più comuni e pericolose di tutte: sono presenti comportamenti compulsivi e schemi di pensiero che influenzano le relazioni e sfociano spesso in abbandoni e allontanamenti reali.
Il primo passo per risolverla è proprio riconoscerla e comprenderla.
Capire perché ti senti in questo modo.
Andiamo perciò avanti ad esplorarne i sintomi, le cause e gli effetti a lungo termine così da capire anche quando è bene chiedere aiuto.
COME CAPIRE SE SI SOFFRE DI
SINDROME DELL’ABBANDONO?
(I SINTOMI)
La sindrome dell’Abbandono si manifesta attraverso la tendenza ad essere fin troppo disponibili e a ricercare costanti rassicurazioni sull’essere meritevoli di amore, provando una costante ansia.
In psicologia, la paura dell’abbandono non è un disturbo mentale diagnosticabile, ma può essere sicuramente identificato ed essere parte di un disturbo di personalità.
Vediamo i principali sintomi e come si comporta chi ha paura dell’abbandono:
- Prova ansia legata alla separazione
- È sempre disponibile e tende a dare troppo
- Ha bisogno di controllare gli altri (ipercontrollo)
- Si sente insicuro ed immeritevole di amore
- Ha eccessiva sensibilità alle critiche
- È incapace di fidarsi degli altri
- Ha difficoltà ad avere intimità emotiva
- Adotta misure estreme per evitare rifiuti o separazioni
- Prova rabbia repressa e difficoltà di controllo degli impulsi (esplosioni)
- Si affeziona molto velocemente alle persone e altrettanto rapidamente si allontana
- È incapace di impegnarsi in una relazione e ha poche relazioni a lungo termine
- Incolpa se stesso quando le cose non funzionano
- Prova un senso di vergogna molto profondo
- Persiste in relazioni disfunzionali (vedi anche Dipendenza Affettiva)
Gli individui che sperimentano l’abbandono durante l’infanzia possono ritrovarsi attratti da persone che finiscono per trattarli male e per lasciarli.
In questo modo, si rinforza la loro paura e la totale mancanza di fiducia.
Dopo aver visto i sintomi tipici vediamo ora le cause e come questa paura si manifesta nelle relazioni intime e non.
Andiamo avanti.
QUALI SONO LE CAUSE DELLA
PAURA DELL’ABBANDONO?
Da dove deriva la paura di essere abbandonati?
Diverse cause possono spiegare la presenza di questa paura, ma la maggior parte sono da ricercare nell’infanzia e nello stile di attaccamento (Bowlby).
Chi prova questa paura ha spesso vissuto situazioni fatte di separazioni, perdite, mancanze, trascuratezza o maltrattamento da parte delle figure genitoriali che, invece di proteggere e accogliere i bisogni del bambino e dargli una base sicura per le relazioni adulte, creano grossi danni.
L’Attaccamento sicuro si forma quando i genitori sono disponibili in maniera consistente e sintonizzati con i bisogni del bambino.
Per sentirsi sicuri, i bambini hanno bisogno di essere visti, compresi e accuditi specie quando sono arrabbiati o provano emozioni difficili.
Capire in che modo i genitori si sono relazionati a loro e se hanno sperimentato un attaccamento sicuro o meno, può dare alle persone delle chiavi di lettura per le loro relazioni nel presente. Difficoltà e rotture nello sviluppo possono portare i bambini a formare attaccamenti insicuri: ciò può portarli ad aggrapparsi al genitore nel tentativo di soddisfare i loro bisogni, ma faticare costantemente a vederli soddisfatti.
L’attaccamento insicuro porta i bambini a essere spesso ansiosi e ad avere a che fare con un genitore ambivalente: alcune volte è disponibile e amorevole, altre rifiutante o eccessivamente intrusivo.
È palese:
Esplorare i modelli di attaccamento può offrire alle persone alcuni indizi riguardo la loro paura del rifiuto e di essere abbandonati.
Da bambini, inoltre, gli individui possono sperimentare perdite reali, rifiuti o traumi che possono causare insicurezza e mancanza di fiducia nei confronti del mondo.
Queste perdite e traumi possono essere drammatici, come la morte di una persona cara, la trascuratezza o l’abuso emotivo e fisico.
Uno studio di Harvard sottolinea inoltre come l’assenza costante di cure e di presenza fisica ed emotiva abbia un impatto devastante sul cervello in via di sviluppo: la negligenza, la mancanza di cure e l’abbandono possono ritardare lo sviluppo cerebrale, compromettere la capacità delle funzioni esecutive e interrompere la risposta allo stress del corpo.
Alcuni segni che il bambino potrebbe avere problemi legati all’abbandono sono:
- Ansia di separazione
- Preoccupazione o panico
- Paura di restare solo
- Ammalarsi spesso a causa dello stress
- Difficoltà di attenzione e concentrazione.
Se i bambini mostrano questi segni si possono fare alcune cose.
Un modo per aiutarli è di rassicurarli sul tuo amore e sul loro ruolo nella tua vita.
I genitori possono anche trovare utile far sapere ai bambini qual è il “piano” di ogni giorno:
Sapere cosa aspettarsi può aiutare i bambini a sentirsi rassicurati sulla presenza dei loro genitori. E ciò può portarli a sentirsi più sicuri anche quando il genitore non è presente.
Alcuni bambini sperimentano quella che viene chiamata “sindrome da abbandono infantile“. Questa può avvenire dopo la morte oppure l’abbandono fisico o emotivo del genitore. I sintomi possono andare dall’isolamento, bassa autostima fino ai disturbi del comportamento alimentare o dipendenze.
Uno studio
Se non vengono identificati precocemente, questi sintomi possono diventare gravi e rendere molto difficile la possibilità di formare relazioni o vivere una vita serena.
I Disturbi in cui si manifesta la paura dell’abbandono
Esistono alcuni disturbi di personalità nei quali questa paura è tipica e frequente. Vediamoli..
Disturbo di personalità evitante
Nel disturbo evitante di personalità (diverso dalla Fobia Sociale) si manifesta l’evitamento di situazioni sociali o interazioni dove esiste il rischio di rifiuti, critiche o umiliazione.
Disturbo di personalità borderline
Nel disturbo borderline la paura dell’abbandono gioca un ruolo fondamentale. Molti individui con questo disturbo mostrano di aver subito abusi fisici e/o sessuali da bambini o comunque, di aver vissuto in un’atmosfera familiare altamente conflittuale.
Disturbo d’ansia da separazione
Se un bambino non supera l’ansia da separazione e questa interferisce con le attività quotidiane, può sviluppare un disturbo d’ansia da separazione.
Tra i segni e sintomi di questo disturbo ci sono:
- attacchi di panico
- angoscia al solo pensiero di essere separati dai propri cari
- rifiuto di uscire di casa senza un genitore o di essere lasciato a casa da solo
- incubi legati all’essere separati dai propri cari
- problemi fisici, come mal di stomaco o di testa, quando si è separati dai propri cari.
Inoltre, anche gli adulti possono soffrire di questo disturbo.
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Passiamo ora a vedere come questa paura può influenzare in maniera determinante le relazioni per poi andare direttamente alla parte pratica.
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COME SI MANIFESTA LA SINDROME DELL’ABBANDONO NELLE RELAZIONI?
Come ci influenzano i modelli di attaccamento in età adulta?
La storia di attaccamento precoce di un individuo agisce come un modello di lavoro interno per come egli si aspetta che funzionino le relazioni (per approfondire: Teoria dell’Attaccamento)
Ciò significa che le persone possono portare le loro insicurezze e aspettative su come gli altri si comporteranno dall’infanzia fino all’età adulta.
Se da bambini si sperimenta un modello ambivalente questo si svilupperà in un attaccamento preoccupato da adulti, nel quale si continua a sentirsi fortemente insicuri nelle proprie relazioni.
Gli adulti che sperimentano la sindrome da abbandono hanno spesso questo stile di attaccamento: tendono ad anticipare il rifiuto e a cercare i segni di disinteresse del partner.
Le loro paure possono essere innescate anche da segnali di rifiuto molto sottili o immaginari basati sui rifiuti reali che hanno sperimentato nell’infanzia.
Come risultato, possono agire in maniera possessiva, controllante, gelosa così come mostrare comportamenti come bisogno di rassicurazioni e mancanza di fiducia. Spesso credono che a meno di non esprimere drammaticamente la loro ansia e rabbia difficilmente l’altro gli risponderà.
Altre volte le paure possono invece portare a sopprimere i propri sentimenti completamente.
In entrambi i casi, questi individui sono estremamente influenzati nel presente in base ad eventi del loro passato.
Risolvere queste emozioni è la chiave per sentirsi più sicuri e vivere relazioni più sane.
Come questa paura impatta le relazioni?
Questa paura si manifesta in modalità nelle quali l’individuo crede fermamente che il partner lo lascerà. Non è una questione di se succederà, ma di quando.
Ciò la porta a passare ogni giorno preoccupandosi di essere abbandonato, accusando il partner di tradimento o di volersi allontanare.
Questi individui sentono di essere incapaci di fidarsi, perché la fiducia è stata completamente rotta in passato. Ciò li porta a ricreare relazioni dello stesso tipo: la profezia autoavverante.
Nonostante ciò, queste persone non si prendono mai la responsabilità e non riescono a comprendere il loro contributo alla morte definitiva della loro relazione.
La loro più frequente interpretazione è che “non possono essere amati e che gli altri li abbandonano sempre e senza spiegazioni“.
Come si sviluppa di solito questo tipo di relazione? Un esempio tipico
Per spiegare meglio come gli individui con questa sindrome possano affrontare un rapporto, vorrei fornire un esempio tipico di come la relazione comincia ed evolve.
1) La Conoscenza dell’altro
In questa fase ci si sente relativamente sicuri. Non essendo ancora emotivamente coinvolti si può continuare a vivere la vita tranquillamente.
2) La fase della Luna di Miele
In questa fase avviene la scelta di impegnarsi. Si comincia a passare una gran quantità di tempo con l’altro, a sentirsi bene e sicuri.
3) La Relazione Reale
La fase della luna di miele non può durare per sempre. La vita reale prima o poi si manifesta: le persone possono ammalarsi, avere problemi familiari, cambiamenti lavorativi ecc.
Questa fase della relazione può essere terrorizzante per chi soffre di paura dell’abbandono, perché può indicare che l’altro si sta allontanando.
4) La fase del Leggero Distacco
Le persone sono umane e possono avere emozioni e pensieri di vario genere. Al di là di quanto possano tenere a qualcuno, non sarebbe sano aspettarsi che possano pensare sempre e solo a quella persona.
Dopo la fase della luna di miele, è perfettamente normale ci sia un leggero distacco: questo può prendere la forma di una non risposta ad un messaggio, una chiamata mancata o alcuni giorni per conto proprio.
5) La Reazione
Per chi ha paura di essere abbandonato, questo è un punto di svolta. Tenderà infatti ad interpretare quel leggero distacco come un vero e proprio allontanamento.
Alcune persone reagiscono diventando molto bisognose, cercando prove dell’amore dell’altro, altre invece rifiutano prima di essere rifiutate (vedi Paura di Amare).
Altre ancora pensano che quel leggero distacco sia dovuto a loro e provano a trasformarsi nel “partner perfetto” così da impedire l’abbandono.
In una relazione sana, l’individuo è in grado di comprendere la situazione per ciò che è: il leggero distacco è una fase naturale che non ha niente a che fare con lui.
6) Il punto di vista del partner
Dal punto di vista del partner, il cambiamento della personalità sembra emergere dal nulla: chi non soffre di questa paura, infatti non comprende cosa sta realmente succedendo.
Così come succede nelle fobie, è impossibile convincere a parole chi soffre di questa paura.
Nonostante le tante rassicurazioni del partner, niente cambia.
E questi comportamenti finiranno per allontanarlo, portando proprio alla conclusione che si teme di più.
Gli effetti a lungo termine della paura dell’abbandono
Soffrire di questa paura a lungo può portare a tutta una serie di effetti a lungo termine, tra i quali:
- difficoltà relazionali intime e non
- bassa autostima
- incapacità di fidarsi degli altri
- problemi di rabbia
- cambiamenti di umore
- dipendenza affettiva
- paura dell’intimità
- disturbi di ansia
- attacchi di panico
- disturbi depressivi
È quindi importante cercare di riconoscerla velocemente e trovare metodi validi ed efficaci per superarla prima che sia tardi.
Ed ecco che siamo arrivati alla parte pratica!
COME SUPERARE LA SINDROME DELL’ABBANDONO E CAMBIARE I NOSTRI MODELLI DI ATTACCAMENTO?
Vorrei dire innanzitutto che per riconoscere e superare questa sindrome e l’ansia ad essa collegata è spesso necessario un percorso terapeutico.
Lo psicoterapeuta potrà aiutarti ad entrare a contatto con il tuo vissuto di abbandono: esplorarlo, accoglierlo e permetterti di tornare indietro nel tuo passato così da capire bene come influenza il tuo presente. Potrà inoltre aiutarti a gestire la tua profonda paura della solitudine.
Detto ciò:
C’è da sottolineare come i modelli di attaccamento non siano fissi.
Da adulti, possiamo sviluppare dei modelli sicuri in molti modi.
La ricerca sull’attaccamento ha mostrato che non è solo ciò che succede agli individui durante l’infanzia ad influenzare le relazioni adulte, ma è anche quanto hanno potuto dare un senso a ciò che hanno vissuto sentendone appieno tutte le emozioni collegate.
Se un individuo è in grado di formare una relazione con chi ha vissuto un attaccamento sicuro, può imparare che non c’è bisogno di aggrapparsi disperatamente all’altro per soddisfare i suoi bisogni personali.
Se vuoi approfondire questi aspetti ti lascio anche un mio video:
Quando riesci a dare senso al tuo passato puoi sentire molto meno quella intensa paura e ansia di essere abbandonato. E anche quando la senti, sei maggiormente in grado di calmarti, gestirla e superarla. Puoi inoltre migliorare e rinforzare le tue relazioni invece che reagire con paura e insicurezza.
È fondamentale ricordarlo:
Come esseri umani non siamo vittime del nostro passato, ma abbiamo bisogno di affrontarlo per creare un futuro migliore.
I 7 passi per affrontare la paura dell’abbandono
Come abbiamo visto, molte persone hanno questa paura perché sono stati abbandonati molto precocemente. A volte si tratta di una relazione precedente, ma nella maggior parte dei casi la causa è da ricercarsi nell’infanzia.
In questa parte dell’articolo vorrei fornirti alcuni passi per superare e gestire questa paura, così da poter condurre relazioni più sane e soddisfacenti.
1) Riconosci che sei degno d’amore
La battaglia emotiva sottostante a chi soffre della sindrome da abbandono è legata alla sensazione di non essere degno d’amore.
Ti è mai capitato di sentirti così?
Dato che chi doveva occuparsi di te ti ha abbandonato ciò ti ha portato ad avere la convinzione di non essere amato né amabile. Il cervello del bambino elabora qualcosa del genere: “se mi avesse amato, non mi avrebbe abbandonato“.
Col passare del tempo potresti aver cominciato a chiederti il perché:
- “Non ero abbastanza carino?”
- “Non ero abbastanza intelligente?”
- “Non ero abbastanza bravo?”
Questi pensieri possono diventare molto profondi e continuare fino all’età adulta: il risultato è un adulto che si sente immeritevole di amore.
Ecco che il primo passo per superare questa paura è riconoscere di essere degni di amore e diventare emotivamente autosufficienti (se vuoi lavorarci ti potrà essere utile questo articolo: Amare Se Stessi).
La tua identità non dovrebbe mai essere legata ad una relazione: è una parte di te ma non ti definisce.
Va bene se sei single o sei da solo.
Non basare il tuo valore su qualcosa di esterno a te.
Sei meritevole di amore semplicemente perché sei te stesso. Non serve altro.
La terapia può essere molto utile a sviluppare questa tua autosufficienza emotiva: non è un processo che avviene istantaneamente ma ricordando ogni giorno a te stesso che sei responsabile delle tue emozioni e che sei un individuo con i tuoi bisogni e desideri.
2) Se vuoi gestire la tua paura, comprendila
Prova a farti alcune domande:
- Da dove inizia la tua paura dell’abbandono?
- Cos’è successo nella tua vita che ti ha fatto sentire così?
- Le tue paure passate si stanno manifestando nelle tue relazioni attuali?
Domande come queste possono aiutarti a capire quando e dove è iniziata la tua paura e come ti sta influenzando ancora oggi.
3) Accetta che un certo livello di paura potrà sempre restare
Avere paura è umano: potresti non essere in grado di eliminarla completamente, ma puoi assolutamente averne maggiore controllo.
È fondamentale riconoscere quando si manifestano questi momenti nelle tue relazioni: individuare i modelli disfunzionali può far capire dove si nasconde la causa più profonda della paura stessa.
4) Smetti di dare la responsabilità al tuo partner per queste paure
Per superare la paura dell’abbandono hai bisogno di guardare all’interno. Se continui a dare la responsabilità agli altri non sarai mai in grado di affrontarla realmente.
Concretamente ciò significa smettere di avere comportamenti controllanti e seguire ogni pensiero basato sulla paura.
Ovviamente è più facile a dirsi che a farsi.
Ecco perché la figura del terapeuta può essere di grande aiuto.
5) Accetta l’idea di essere solo
Essere soli è ok. Non hai bisogno di un’altra persona nella tua vita per avere valore.
Va benissimo essere single così come essere in una relazione.
Se la la tua relazione finisce, hai l’opportunità di abbracciare la tua solitudine e comprenderne i vissuti e le emozioni che ne emergono.
Sia essere single che in una relazione ha aspetti sia positivi che negativi.
6) Circondati di persone che ti accettano per ciò che sei
Nessuno può risolvere tutti i suoi problemi o soddisfare tutti i suoi bisogni. Un solido gruppo di amici ha un ruolo estremamente importante nelle nostre vite.
Molte persone che soffrono della sindrome da abbandono sentono di non aver mai avuto un vero e proprio gruppo a cui fare riferimento. Per qualsivoglia ragione, si sono sempre sentiti disconnessi dagli altri.
Qualunque sia la fase della tua vita, è importante circondarti di persone che ti possano accettare per ciò che sei.
Puoi cominciare la tua ricerca facendo una lista di ciò che ti piace, delle tue passioni.
La fase successiva è cercare attivamente chi condivide i tuoi interessi.
7) Smetti di inseguire chi è indisponibile emotivamente
Alcune persone con questa paura cercano relazioni con persone sfuggenti e non disponibili a livello emotivo.
Se sei una di queste, è importante spezzare il ciclo e cercare partner che sono pronti ad avere una relazione con te.
Non accontentarti di chi può darti solo il 50% (e a volte anche meno).
Meriti di avere una relazione che ti soddisfa al 100%.
CONCLUSIONE
Bene!
Siamo arrivati alla conclusione di questo articolo!
Come abbiamo visto, la sindrome dell’abbandono e la paura ad essa collegata possono portare anche a disturbi seri quale ansia e depressione.
Se vuoi affrontarla realmente è necessario che tu sia onesto rispetto al tuo passato e a ciò che provi.
I passi precedenti potranno aiutarti in questo processo.
Se, invece, ti rendi conto di non riuscire a gestire questa paura da solo o hai sintomi di altri disturbi (es. panico, disturbi ansiosi, depressivi) allora prova a considerare la possibilità di rivolgersi ad un terapeuta.
Come sempre puoi farmi sapere cosa pensi dell’articolo o pormi una domanda qualsiasi nei commenti.
Un saluto!
ALCUNI RIFERIMENTI:
– https://www.healthline.com/health/fear-of-abandonment
– https://www.medicalnewstoday.com/articles/abandonment-issues
– Bowlby, J. (1999). Attaccamento e perdita. 3 vol., Torino: Bollati Boringhieri.
– Megase, K. (2016, March 3). How fear of abandonment affects relationships. Retrieved from https://www.counselling-directory.org.uk/counsellor-articles/how-fear-of-abandonment-affects-relationships
– Palihawadana V, Broadbear JH, Rao S. Reviewing the clinical significance of ‘fear of abandonment’ in borderline personality disorder. Australasian Psychiatry. 2019;27(1):60-63.
– Schoenfelder, E. N., Sandler, I. N., Wolchik, S., & MacKinnon, D. (2011). Quality of social relationships and the development of depression in parentally-bereaved youth. Journal of Youth and Adolescence, 40(1), 85-96.
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Trovo questo articolo molto interessante penso di avere sviluppato la sindrome dell’abbandono
Mi chiedevo se l’ipnosi può aiutare in questo caso .grazie infinite
Ogni psicoterapia ha i suoi pro e contro. Non userei l’ipnosi per affrontare questo tipo di disturbo
Qual è la migliore psicoterapia x affrontare tutto ciò??
Tutte le psicoterapie sono valide per affrontare queste sofferenze. Dal mio punto di vista la terapia dinamica è quella che va più in profondità.
Salve, avrei voluto leggere questo articolo molto tempo fa, ormai sono in terapia da quasi un anno. So già di soffrire della sindrome di abbandono, sono una ragazza che è stata adottata da un altro paese quando ero piccola, non ricordo nulla di quando ero là e forse anche questo è un blocco. La frase che mi perseguita da “ chi sarà la prossima persona che lo abbandonerà” cerco in realtà persone come me che potrebbero capire la sitazione. Grazie comunque per l’articolo stupendo 🌺
La ringrazio davvero molto per il suo commento. Continui il lavoro che sta facendo in terapia.
Mi correggo….l’apatia….è uscito il termine anatra …
Salve Dott.Minelli….ho subito diversi abbandoni e abusi….fisici e psicologici….dopo vari percorsi mi sento di dirle di aver superato …presumo le mie dipendenze affettive…ciò che mi tormenta alla luce di oggi è: l’anatra…l’essere amorfa a tutto ciò che mi circonda…ossia la sensazione di essermi persa…posso chiederle se tutto ciò è dovuto ad una semplice conseguenza del percorso?
Grazie
Il percorso dovrebbe portare alla risoluzione di problemi e a migliorare la qualità della propria vita. Ma può avere momenti diversi e vissuti diversi, ogni situazione è a parte.
È la prima volta che mi rendo conto di soffrire di questa paura perché è la prima volta che provo amore vero. Ho sviluppato una gelosia eccessiva di cui avevo avuto solo timidi accenni in passato. Ho naturalmente paura di rovinare tutto anche a causa di reazioni spropositate…è complesso bloccare comportamenti controllato ed eccessivi. Mi piacerebbe capire come fare…imparo in fretta
Non c’è nulla da imparare c’è da capire quali sono le ferite che ci si porta dietro. Il percorso terapeutico è molto più un disimparare che imparare.
La ringrazio per il commento
Abbandonata si nostro padre ci ha mandato a vivere da una signora quando eravamo piccole e quindi ho sofferto molto per la sua assenza.l’abbandono è una ferita che pur essendo grande e ns padre deceduto non ho superato si sta male e non sempre si come gestire la cosa .fatto delle sedute ma sono state inutili purtroppo
Sono stato lasciato da una compagna solo dopo 3 mesi di relazione, perché dice di non amarmi più, non sento che sia giusto cercarla, perché sin dall’inizio di questa relazione sentivo lei parecchio instabile e contraddittoria sull’andamento della stessa.
A questo punto, ho compreso il suo reale motivo di interrompere la relazione,ma allo stesso tempo la necessità di comprendere il profondo dolore che questa separazione mi ha causato.
Ho letto attentamente Dottor Minelli il suo articolo e isuoi consigli, e le dico che mi sento realmente già più sollevato,proprio perché ho preso la vicenda come una mia questione personale che riguarda appunto le mie paure ed insicurezze.
Le sono veramente grato!!
Si figuri Paolo è proprio per questo che ho scritto questi articoli.
Le auguro una buona giornata 🙂
Articolo perfetto. Io e la mia fidanzata abbiamo convenuto che probabilmente ne sono affetto a causa di assenza dei miei genitori. Ma sto iniziando un percorso che potrà stabilirne con certezza le cause e, presumibilmente, mi aiuterà a uscirne.
Ottima scelta Fabrizio. La ringrazio per il commento
buonasera, io ho perso mio figlio di 20anni due anni fa e da allora mi sono legata molto ad un amico che mi ha aiutato e supportato in questi anni. nonostante quest’amicizia non abbia tentennamenti mi rendo conto che quando so di non poterlo sentire per un determinato periodo io vado in crisi e mi sento fisicamente male (mi si chiude la gola e mi sento soffocare) cosa che si dissolve nell’istante in cui lo risento. all’inizio la definivo gelosia (seppur immotivata) però leggendo il suo articolo ho pensato che potrebbe rientrare in questo disturbo. cosa ne pensa?
Le situazioni personali vanno affrontate in un percorso, non posso darle una parere qui non conoscendola.
Buona serata
Io ho avuto la stessa sensazione, mi si stringeva lo stomaco e facevo fatica a fare respiri normali, quindi ti capisco. Devo ripeterti a te stessa che quella persona non va da nessuna parte
Mi sono ritrovata in molti aspetti, nonostante il forte amore del partner, io vivo ogni attimo di distanza (impegni, lavoro, sport) come un pericoloso segnale di distanza e reagisco diventando fredda e cattiva. Fino a farlo soffrire.
Mi chiedo come si possa modificare questo automatismo.
La cosa migliore è scoprirne le cause più profonde in un percorso terapeutico.
Buona giornata
È utile parlare al partner del proprio disturbo, o meglio tenerlo fuori e lavorarci per conto proprio?
E’ sempre utile parlare nella coppia, altra cosa è aspettarsi che l’altro risolva il problema o lo debba capire a tutti i costi.
Buona giornata
Grazie per l’articolo…mi ha aiutata
Grazie a lei
Ciao mi chiamo Alessandra e ho 40anni..ho letto questo articolo e devo dire che ritrovo molto di me stessA. Avevo 15 anni quando mio padre è andato via di casa, andando ad abitare dall altra parte del mondo. Inutile dire quanto questo mi abbia fatto soffrire da un lato, e crescere molto in fretta dall altro. Ho iniziato da subito a costruirmi la mia corazza e ad essere autonoma pensando che così facendo non avrei avuto più bisogno di nessuno. Ad oggi sono una donna molto forte, ma mi rendo conto che attiro situazioni in cui do riprova a me stessa di non essere abbastanza meritevole d amore. Vedo la felicità in quel 30% che mi viene offerto e forse non mi amo abbastanza per pretendere per me stessa molto di più. Devo lavorarci solo che non è così semplice.
Forse la cosa migliore è cominciare un percorso terapeutico.
Le auguro una buona serata
Buonasera,
Ho trovato l’articolo, sono una ragazza di 18 anni, tolta dalla sua famiglia di Milano all’età di 2 anni e mezzo, per cause sconosciute: a quanto sembra mia madre mi lasciava sempre da sola
Capisco, la cosa migliore sarebbe affrontare tutto questo a fondo in un percorso terapeutico.
Buona giornata
mia figlia ormai adulta (40 anni), che vive molto lontano da noi, sembra presentare gran parte dei sintomi e della storia personale da lei descritta nell’articolo probabilmente dovuta anche al rapporto con me,
La ulteriore caratteristica è la spiccata intelligenza sempre con il massimo dei voti in discipline tecnico scientifiche e successi lavorativi che non riconosce.
Altro atteggiamento ricorrente nei periodi di crisi sono le minacce di autolesionismo o peggio rivolte a chi è e in relazione con lei.
E’ sempre stata contraria alle psicoterapie (ha anche una scarsa considerazione della classe medica) come si può fare ad aiutarla a considerare in modo diverso questa possibilità?
Come é meglio relazionarsi con lei tenuto conto che non accetta troppe intromissioni nella sua vita ?
io sono il padre.
Sig. Ulderico queste situazioni personali non sono valutabili in poche righe. Andrebbero affrontare in un percorso specifico.
Sua figlia ha 40 anni, è adulta e se vuole risolvere un certo problema deve volerlo lei. Non c’è molto che può fare, costringerla non le farà cambiare idea.
Quello che le potrei suggerire è di provare ad instaurare un rapporto più profondo con lei, basato sull’accettazione e la comprensione della sua persona e di ciò che le è mancato quando era piccola. Più di questo non saprei che dirle.
La ringrazio per il suo commento
Buongiorno,
grazie per questo interessante articolo. Io mi trovo in una situazione un po’ diversa, nel senso che sono amica di una persona che soffre di questa sindrome, ed è davvero molto difficile capire quale atteggiamento adottare per stargli vicino e allo stesso tempo non “fomentare” queste paure. Spesso questa persona, consciamente o meno, si comporta in modo vittimistico con me, inondandomi di messaggi in cui mi spiega quanto stia male, quanto ha bisogno che io gli dimostri affetto, quanto sono cattiva a non darglielo, quanto sia incompreso, eccetera. Fortunatamente, con altri amici, siamo riusciti a convincerlo a farsi seguire da un professionista, che è già un passo avanti molto importante. Tuttavia, da parte mia, sono molto stressata da questa situazione, soprattutto dalle sue asfissianti e continue ricerche di conferma.
Mi chiedevo quindi se potesse fare un approfondimento su questo tema dal punto di vista di amici o familiari di persone che presentano questo disturbo.
La ringrazio e le auguro una buona giornata.
Giuditta
La cosa migliore è parlarne in maniera obiettiva e provare a farle considerare l’importanza di informarsi e rivolgersi ad uno psicoterapeuta.
La ringrazio per il suo commento
Buonasera Dottor Minelli,
Io mi rispecchio molto in questo articolo. Per due anni ho fatto psicoterapia, devo dire che mi è servita, ma poi ho perso la fiducia proprio nella psicologa.. per un suo atteggiamento, la prima volta ci sono passata sopra anche se con fatica,la seconda non ce l’ho fatto e ho interrotto la terapia. Ora ho paura di riprovarci…perchè di problemi ne ho ancora…Grazie , buonaserata
Grazie molte per il suo commento Antonietta.
Buona giornata
Buongiorno,
soffro di depressione (mi è stato diagnosticato il disturbo bipolare), che sto curando con i farmaci. In seguito a problemi sul lavoro sono peggiorata. Mi riconosco in molti dei disturbi menzionati in questo sito: paura di abbandono, dipendenza affattiva, fobia sociale ) che ha determinato parte dei miei fallimenti e un notevole ritardo nel raggiungimento di obiettivi), autostima bassissima. All’età di 19 anni ebbi un’esperienza bruttissima con un tizio che aveva molti problemi e perversioni, e che mi “abbandonò” in modo cruento e traumatico: da allora giurai a me stessa che non avrei sentito mai più questo tipo di dolore e ho mantenuto la promessa: sono incapace di innamorarmi.
In questi giorni mi è successa una cosa inquietante: mi è capitato di vedere un film sulla fine dell’amore nella coppia: pur non avendo avuto un compagno ho versato una quantità di lacrime che non sapevo neanche di avere e, a distanza di una settimana, quando penso a quel film (non ne parliamo della colonna sonora), sono fiumi di lacrime. Anche in altre situazioni fittizie, quando mi capitava di vedere una scena di crisi e di abbandono in una coppia, sentivo un dolore, che controllavo, causato dall’identificazione con la persona tradita o abbandonata. Questa volta la reazione è stata veramente eccessiva; riconosco che il film è oggettivamente bello e coinvolgente, ma mi sembra di non riuscire a controllare e gestire le emozioni. Inoltre, ho la sensazione che questo strano malessere si sovrapponga a quello causato dai problemi lavorativi (anche in quel contesto, per motivi che evito di spiegare, sono rifiutata).
Per concludere: cosa c’è che non va in me al punto di impedirmi la visione di un film?
Mi scusi se non sono riuscita ad essere più sintetica e grazie per la disponibilità.
Vordiali saluti.
La visione di un film, così come una canzone o una poesia o qualsiasi forma d’arte può risvegliare in noi emozioni “sotterrate” e nascoste anche a noi stessi.
Probabilmente se sente di soffrire di molti dei disturbi sopra esposti il caso è che valuti la possibilità di chiedere l’aiuto di un terapeuta.
La ringrazio per il commento
Io non riesco a fidarmi delle persone se non dopo che queste mi abbiano dato prova della loro fedeltà e sincerità. Questo nel campo dell’amicizia.
La ringrazio per il commento
Buongiorno, ho letto tutto l’articolo e l’ho trovato estremamente interessante, anche se non mi ritrovo in tutto quindi non so se ritenermi un individuo con questa sindrome.
Posso dire che ho perso mio padre a 1 anno morto per qualcosa che non ho mai avuto il coraggio di domandare a mia madre per paura di farle dispiacere a 16 ho avuto un altro lutto una cugina a cui ero molto legata e con la quale nell’infanzia fantasticavo sul nostro futuro insieme o comunque parallelo. Contestualmente ho incontrato un ragazzo con cui mi fidanzai dopo un po’ e con il quale ho tutt’ora una relazione da circa 10 anni, del mio compagno mi fido molto emotivamente e sul piano personale ma purtroppo lui non riesce ad avere una sua sicurezza economica facendo sempre affidamento su di me che al contrario sono totalmente indipendente. Da qualche hanno ho inoltre una specie di rapporto parallelo un po’ d’amore, all’inizio, un po’ d’amicizia, attualmente, con una persona che è stata a tratti scostante e bugiarda ma che sembra con l’evolversi del tempo stia cambiando o comunque sembra fare passi per permettermi di fidarmi di lui.
Con questa persona ho un rapporto tendenzialmente come quelli descritti nell’articolo in quanto cerco sempre qualcosa per accusarlo di non tenerci, di prendermi in giro e al minimo allontanamento reagisco in maniera estremamente negativa, sono molto gelosa è molto depresso creo discussioni da supposizioni fatte nella mia testa.
In entrambi i casi di la colpa a me, per uno non sono abbastanza da volermi per l’altro nonostante io sappia che c’è non riesco ad impegnarmi davvero seriamente e a fare un progetto stabile e duraturo come una famiglia e un figlio. Per questo tendo ad incolpare sempre lui in quanto non essendo affidabile da un punto di vista materiale io job posso pensare al futuro. Ma non credo sia davvero così, certo è una cosa che ha il suo peso ma sono convinta che per me non farebbe differenza anzi credo di sabotare la mia relazione con il rapporto con l’altra persona. Non riesco ad avere un contatto fisico come un semplice abbraccio con le persone che mi stanno intorno e mi vogliono bene e all’inizio non ci facevo caso e non mi pesava ma dopo 4 anni che mi ero fidanzata il mio compagno mi ha fatto notare che io non lo avevo mai abbracciato e che mi lasciavo solamente abbracciare ed ultimamente le confesso che anche questo tipo di contatto tende a disturbarmi. La ringrazio anticipatamente per l’attenzione e spero in una risposta con un suo parere. Buona giornata B.
Buonasera Bianca.. non è facile darle indicazioni solo tramite un commento. Forse la cosa migliore sarebbe quella di valutare un percorso psicologico proprio per andare a capire più a fondo la sua problematica. Come ho sottolineato spesso le situazioni personali vanno affrontate nella sede più opportuna.
La ringrazio comunque per il suo commento